Per «pensiero narrativo» si intende la capacità della persona di attribuire, in modo rapido, attraverso “storie” e immagini mentali, significati e senso agli eventi così da orientarsi nel mondo concreto e sociale.
Sostenere nella persona la nascita e lo sviluppo del «pensiero narrativo» è fondamentale in quanto è proprio «pensiero narrativo» che le consente di comprendere e ragionare al fine di orientarsi nel mondo. Il «pensiero narrativo» cerca infatti di fornire un’interpretazione ai fatti umani costruendo una storia attenta sia all’intenzionalità dei soggetti sia al contesto (Bruner 1986, Smorti 1994). Se tale competenza è deficitaria, come nel caso di un disturbo psico-cognitivo, la persona rischia di disorientarsi, di non comprendere ciò che le accade attorno o di fare fatica ad organizzare ciò che la accade attorno in significati e quindi agire, comportarsi, relazionarsi adeguatamente.
Un ruolo importante nel potenziamento del pensiero narrativo lo gioca il linguaggio, ma se ci troviamo di fronte ad un linguaggio poco competente, poco fluido, si rischia che tale funzione cognitiva sia ulteriormente compromessa.
In sintesi:
- il pensiero fa uso di storie perché le storie costituiscono un sistema semplice e veloce per parlare con gli altri di quello che è successo, per dare un senso/un’interpretazione ai fatti e per ordinarli (nello spazio e nel tempo)con le storie raccontiamo il passato
- con le storie pensiamo ad un futuro
- le nostre storie interagiscono con le storie degli altri
- il modo in cui noi raccontiamo le nostre storie agli altri e il modo in cui gli altri reagiscono a questo nostro racconto vanno a costruire la nostra identità (B. Tonani 2003)
Pertanto risulta importante aiutare l’alunno, in particolare quello con deficit, a riorganizzare la sua esperienza tramite «storie» che possano essere da lui interiorizzate, rivissute, oltre che raccontate agli altri per parlare di sé, descriversi in relazione a ciò che fa, a ciò che sa fare… riorganizzare i ricordi circa un argomento affrontati, … Un sostenere lo sviluppo di tale funzione cognitiva supportando il linguaggio.
IPOTESI OPERATIVA A SCUOLA
Un esempio di strumento per organizzare globalmente e in modo multidisciplinare i contenuti: il progetto “Raccoglitori”
L’organizzazione metodologica che il progetto “raccoglitori” suggerisce risulta utile agli insegnanti per cercar di far comprendere all’alunno l’organizzazione delle materie ed i loro collegamenti.
Per ogni area didattica (italiano, matematica, storia…) si si possono definire dei punti chiave del percorso didattico; riferimenti base che l’alunno deve sapere in in storia, in geografia in scienze, ecc.
Ogni punto chiave all’interno dell’area disciplinare può essere organizzata con immagini, didascalie, cartoline, documenti video… (puntando sulla qualità e non sulla quantità dei dati).
I raccoglitori conterranno ciò che l’alunno sa fare, conosce, padroneggia e potranno essere utilizzati nelle verifiche. Tale organizzazione materiale degli apprendimenti fornisce man mano che l’alunno si evolve e matura, una rappresentazione concreta di come vanno organizzati i contenuti le conoscenze.
Il partecipare a costruire il “raccoglitore” è un fare più importante dei contenuti stessi che si organizzano all’interno del raccoglitore. L’organizzare le pagine, il suddividere in categorie i contenuti, il cambiare l’organizzazione delle pagine quando si sono raccolti un certo numero di contenuti, il poter concretamente correlare (spostandoli e ponendoli in un nuovo ordine attraverso le cartelline) contenuti storici con quelli geografici, con quelli di scienze… questo movimento delle cartelline estremamente pratico propone, attraverso l’esperienza riorganizzativa con un corrispettivo nel fare, l’impadronirsi di capacità mentali durante le azioni al fine di incorporare strutture, trasferire e collegare le conoscenze, le esperienze. Il fare ed il disfarei, l’organizzare ed il riorganizzare del raccoglitore (ecco il perché sono utili raccoglitori ad anelli) offre materialmente, visivamente e praticamente, in un percorso vissuto, i riferimenti concettuali per organizzare la memoria, i ricordi, i concatenamenti tra conoscenze.
Un riferimento concreto nel fare e disfare, nell’organizzare e riorganizzare che e difficile spiegare con le parole e dfficile far capire con le spiegazioni (non solo all’alunno con deficit). Il lavorare sull’organizzazione dei contenuti ,su come questi vanno categorizzati, ordinati materialmente e correlati in raccoglitori dovrebbe facilitare l’alunno portandolo a snellire la capacità di collegamento tra i pensieri (produrre maturazione e snellezza al sistema cognitivo).
L’organizzare immagini e didascalie (costruendo insieme a lui mappe concettuali) inoltre produce praticamente la possibilità di scoprire un’architettura della memoria che nella sintesi, nello schematismo, trova opportunità rapide per ricordare e successivamente dalla sintesi può tornare dinamicamente al riallargare, all’ampliare – attraverso la narrazione – la discorsività. Un dinamismo tra analitico e globale in un sistema supportato e facilitato dai raccoglitori che evita il rischio di frammentazione e di riduzioni senza senso.
Le foto, le immagini, gli schemi (raccolti e costruiti da e con l’alunno) sinteticamente propongono il ricordare, un ricordare attraverso un’immagine che contiene una complessità estesa ed articolata di eventi che possono essere scritti nelle didascalie. La foto quindi propone un’evocazione rapida che viene estesa nello scritto. Le foto, le immagini quindi sollecitano la memoria rapida, globale e conducono, pilotano, accompagnano, fungono da interfacce, da mediatori verso il discorso più ampio, articolato, particolareggiato, guidano verso l’analisi e potenziano il linguaggio.
Si potrebbe quindi insieme all’alunno individuare alcune immagini e/o fotografare rappresentative dei punti chiave dell’argomento.
Le foto/immagini andrebbero organizzate in sequenze significative (quattro o cinque sequenze – come una striscia di fumetti) su di un album (N. Cuomo) e avere brevi didascalie così da costituire una breve narrazione da guardare e commentare ricordando e progettando insieme.
Il guardare insieme, il ricordare, il commentare porterà sia al ricordarsi le sequenze, a prevedere, a seguire un itinerario cronologico, sia diverrà un’occasione per esercitare il parlare e l’ascolto.
Mentre si sfoglia il quaderno/raccoglitori/album bisognerà evitare un colloquio del tipo “a denominazione”. Un colloquio cioè che di fronte ad una immagine, ad un disegno, ad una foto richiede: “Che cos’è questo? Come si chiama questo? …”.
Un itinerario di questo tipo è un interrogatorio a flash, le domande non hanno senso, sono soltanto una richiesta di parole slegate tra loro. E’ necessario quindi eliminare tale modalità di richiesta ed inserire il parlare insieme in un percorso narrativo.
Per narrazione non intendiamo dunque il mero raccontare una storia, ma l’esplicitare il concatenamento che vi è tra gli elementi, tra gli eventi, tra i fatti… tra i contenuti e le nozioni. Tale azione consentirà all’alunno di:
- recuperare le esperienze vissute/le conoscenze per raccontare ad altri, con vari scopi (condividere significati, costruirne di nuovi, trovare soluzioni, avere visioni diverse, rileggere un’esperienza dopo un tempo);
- recuperare i ricordi organizzati per offrire una determinata immagine di sé, di un fatto, di una persona, di una situazione;
- rivisitazione di eventi per trarne una progettualità
- realizzare una metariflessione sui percorsi, sulle percezioni, sulle interpretazioni
Inoltre i raccoglitori divengono:
- un sostegno che aiuta chi interagisce con l’alunno (genitori, parenti, amici, terapisti…) a sentire/seguire un suo racconto, pur nella difficoltà del linguaggio, per poter tornare sopra un’esperienza specifica
- un luogo materiale in cui le diverse abilità, che l’alunno ha messo in atto nei vari progetti, nelle varie situazioni, trovano un evidente sistematicità.
In relazione a quest’ultimo punto l’organizzazione sullo stile dell’album/del quaderno/del raccoglitore potrebbero diventare utile sia per l’esame di terza media (trasportando su power point alcuni punti chiave) che per presentare l’alunno alla nuova classe e ai nuovi insegnanti al passaggio da un nuovo ordine di Scuola.
Per quanto riguarda l’esame questo, in accordo anche con quanto la normativa propone, dovrebbe essere un coronamento del percorso formativo dell’alunno, non quindi una verifica, un’interrogazione sui contenti, ma un colloquio per valutare la sua maturazione complessiva tenendo conto del suo personale percorso evolutiva e di crescita.
Organizzare una presentazione che raccoglie per punti le cose che durante l’anno l’alunno ha appreso , sia in termini di contenuti didattici (secondo un approccio multidisciplinare) che di esperienze personali può divenire un’importante occasione per «coronare» questo step formativo.
La stessa presentazione può essere utilizzata per parlare di sé ai nuovi insegnanti, alla nuova classe, una possibilità per farsi conoscere al di là del saper parlare, leggere e scrivere, un presentarsi in termini di chi sono, cosa mi piace e, soprattutto, quali sono le strategie, le modalità, le dimensioni relazionali che meglio mi fanno funzionare, apprendere, ricordare, relazionare….