Per una significativa innovazione dell’apprendimento della letto-scrittura
di Giovanni Meneghello

Premetto che con il termine “imparamento” intendo l’acquisizione di conoscenze e/o competenze, fatta così come proposta dall’insegnamento prodotto e guidato da altra persona, la quale ne determina anche i procedimenti, i ritmi, i tempi e spesso anche la relativa valutazione; per cui contrasta con la tendenza innata del bambino (e ciò tanto più, quanto più il bambino è piccolo) poiché gli risulta attività puramente ricettiva, passiva, subordinata e, quindi, non rispettosa delle sue strategie e caratteristiche mentali e dei suoi ritmi neuropsicologici. Poichè non s’affida alla reale maturità di ogni singolo bambino, né alle sue strategie mentali, né ai suoi ritmi di procedere, risulta il terreno ideale per favorire il vero precocismo.
Invece per “apprendimento” intendo l’acquisizione di conoscenze e/o competenze, ottenuta mediante processi personali, avviati da congrui stimoli/stimolazioni, portati avanti autonomamente dall’interesse, secondo le strategie mentali e nel rispetto dei ritmi personali di ogni singolo bambino. Il quale, a tale scopo, attiva e con-centra tutte le sue potenzialità. L’apprendimento è sempre un processo cognitivo e/o operativo che via, via porta ad intuire e scoprire ciò che negli imparamenti si riceverebbe passivamente; è attività rispondente alla tendenza innata dell’intelligenza umana; consente al bambino di dotarsi di proprie strategie di ricerca, capaci di portarlo in continuazione a nuove scoperte e conoscenze tra loro ben organizzate; potenzia l’autostima; produce gratificazione intrinseca e scatena ulteriori/continui interessi. La sua efficacia è tanto maggiore quanto prima esso viene attivato e rispettato. Le acquisizioni cognitive della prima infanzia avvengono principalmente per apprendimento. Perciò è il più sicuro antidoto al precocismo.
Analogamente, convengo di ricondurre gli effetti dell’imparamento alla sfera della formazione e quelli dell’apprendimento alla sfera dell’educazione.
La più importante conquista operata dal bambino nella prima infanzia è sicuramente la conquista del linguaggio parlato: null’altro sarà in grado di portare con sé altrettanti vantaggi. Come già filogeneticamente è avvenuto per l’umanità, così a livello ontogenetico, con lo sviluppo dell’organizzazione neuropsicologica collegato prima all’apprendimento e poi all’uso del linguaggio parlato, il bambino si apre la strada che lo eleva dal mondo dei primati a quello dell’uomo: infatti sia l’acquisizione, sia l’uso di tale linguaggio diventano determinanti fattori di maturazione delle sue enormi potenzialità psicologiche, mentali e sociali.

La sua acquisizione è connotata dalle seguenti fondamentali caratteristiche:
- l’universalità della tempestività del suo avvio: presso tutte le razze, le culture e le lingue parte proprio dalla nascita;
- l’universalità del suo procedimento: per tutte le lingue, pur rispettando i ritmi individuali di avanzamento, porta all’acquisizione della relativa competenza passando per le medesime tappe;
- l’universalità delle sue modalità: nonostante la sua complessità, da ogni bambino è compiuta spontaneamente, autonomamente e gioiosamente: cioè chiaramente mediante un processo di vero e autentico “apprendimento”, anziché di semplice “imparamento”.
- l’universalità dell’organizzazione neuro-psicologica della relativa competenza: per tutte le lingue risulta strutturata per impulsi senso-motori di valore sillabico-globale.
L’universalità delle succitate caratteristiche è dovuta al fatto che la competenza di tale linguaggio è il prodotto dell’organizzazione di una specifica capacità corticale. Sulle capacità corticali oggi si sa che:
- alla nascita non sono ancora sufficientemente organizzate, così che le loro competenze possano essere pronte all’uso. Tuttavia, esse risultano preordinate e nella massima disponibilità alle loro specifiche organizzazioni.
- la specificità di tali organizzazioni deriva dalle esperienze che hanno caratterizzato i loro processi di formazione filogenetica;
- il compimento ontogenetico delle loro organizzazioni (che porta alla maturazione delle rispettive competenze) non avviene per mero effetto del tempo che passa, ma:
- come causa determinante per effetto di stimoli e stimolazioni capaci di provocare esperienze corrispondenti alle caratteristiche rese innate all’organizzazione di ogni singola capacità mediante e durante i rispettivi processi di formazione filogenetica;
- e conseguentemente mediante i tempi necessari all’ instaurazione dei relativi automatismi senso-motori (Tali tempi variano in proporzione alla qualità degli stimoli ed al grado di plasticità corticale di ogni singolo bambino).
Dunque, poiché sin dalla nascita, anzi anche da prima, il bambino è immerso in un ambiente ricco di stimoli e stimolazioni atti a provocare l’organizzazione corticale innata del linguaggio parlato, egli ne avvia da subito, spontaneamente ed autonomamente – e quindi mediante modalità che sono di autentico “apprendimento”, anziché di “imparamento”- la relativa acquisizione.
Anche la competenza del linguaggio alfabetico è il prodotto del completamento dell’organizzazione della relativa capacità corticale; e quindi per l’avvio alla sua acquisizione il bambino, già a partire dalla nascita, ne possiede le relative potenzialità, al pari di quelle per l’acquisizione del linguaggio parlato.
Ma – come è ben noto – in pratica tale acquisizione non risulta altrettanto tempestiva, spontanea ed apportatrice di sviluppo. E ciò perché il procedimento e le modalità con cui comunemente viene promossa, non rispettano il procedimento ed i modi che furono propri della sua formazione filogenetica.
Inoltre, poiché sotto il profilo strumentale, il linguaggio alfabetico altro non è che un linguaggio visivo del linguaggio parlato, tra i due linguaggi esiste un profondo e determinante rapporto, in cui la preminenza spetta naturalmente al parlato. Pertanto sul piano strutturale le caratteristiche neurologiche della competenza del linguaggio alfabetico dovrebbero risultare subordinate e perfettamente corrispondenti a quelle del linguaggio parlato. Quindi, come il linguaggio parlato in tutte le lingue funziona per impulsi fonici di valore sillabico-globale, parimenti il linguaggio alfabetico dovrebbe funzionare per unità grafiche di valore sillabico-globale.
A conferma di ciò si tenga presente che nell’ambito dell’evoluzione filogenetica delle scritture, dopo il primitivo impiego delle scritture non-fonetiche, con l’invenzione di quelle fonetiche l’uomo arrivò a rappresentare direttamente il suo linguaggio parlato, mediante scritture – le sillabiche – nelle quali ad ogni impulso fonico di cui le parole parlate sono costituite corrisponde un segno della parola scritta).
Ma successivamente, mentre nel corso dei tempi il linguaggio parlato rimase strutturato per suoni sillabico-globali, le scritture sillabiche si evolsero in scritture “alfabetiche”: cioè scritture – sempre di natura fonetica- ma costruite per segni alfabetici rappresentanti non più suoni sillabico-globali, ma i loro elementi costitutivi: cioè i suoni letterali.
Di conseguenza le scritture alfabetiche, a fronte di un impiego di una quantità di segni letterali minore di quella dei segni sillabici necessari per le scritture sillabiche, non risultano più del tutto corrispondenti/reciproche alla struttura del linguaggio parlato (tanto che si può dire che oggi “si parla per sillabe, ma si scrive per lettere”). Ciò rese la sua acquisizione bisognosa di operazioni mentali più elevate, e quindi anche di livelli di maturità e di età più avanzati. Infatti nelle scritture alfabetiche:
- per scrivere, si deve “smembrare” i suoni sillabici nei loro componenti letterali (spelling);
- per leggere, si deve: prima riconoscere nel proprio valore fonico ogni singola lettera; poi ricercare fino ad individuare in ogni parola scritta i singoli gruppi di lettere aventi valore sillabico; quindi , per ognuno di tali gruppi, compiere le corrispondenti sintesi sillabiche;
- in più in entrambi i casi, si deve superare la discrepanza, ben avvertita dai bambini, tra la quantità degli impulsi fonici sillabico-globali della parola parlata e quella dei segni letterali (letterine) della parola scritta.
Tali operazioni – sicuramente innaturali, e perciò di notevole difficoltà per i bambini – sono del tutto assenti nell’acquisizione e nell’uso delle scritture sillabiche, mentre risultano assolutamente necessarie nell’acquisizione e nell’uso delle scritture alfabetiche.
Inoltre le didattiche correnti dell’insegnamento del linguaggio alfabetico:
- omettono in toto di far esperimentare ai bambini gli stadi filogenetici che precedettero le scritture alfabetiche, tra cui di capitale importanza lo stadio delle sillabiche; così disattendendo la legge di un ortogenetico sviluppo ontogenetico, il che non consente al bambino di acquisire i concetti delle funzioni che sottendono alla scoperta delle varie forme della comunicazione scritta;
- e ne avviano il procedimento d’acquisizione insegnando da subito e direttamente i segni letterali (letterine) per se stessi, dando ad essi la preminenza conoscitiva.
Per cui molto spesso la conoscenza dei corrispondenti suoni viene addirittura omessa, o fatta raggiungere mediante un defatigante addestramento/imparamento (ciò perché non si tiene in debito conto che per i bambini i suoni costitutivi delle parole parlate risultano nascosti sotto/dentro i loro significati, ed – in più – che i suoni letterali a loro volta sono ulteriormente nascosti dentro i suoni sillabici). Ora, poiché nelle scritture i segni esistono solo in funzione dei suoni, è del tutto ovvio che, nel procedimento d’acquisizione in parola i suoni dovrebbero venir scoperti e conosciuti prima dei segni; infatti solo successivamente questi potranno esser messi in corrispondenza con i loro suoni, e quindi riconosciuti per il loro valore fonico. Ritenere possibile il simultaneo riconoscimento dei SUONI e dei SEGNI – secondo me è didatticamente erroneo in quanto l’input fonico, essendo per sua natura meno forte di quello grafico/visivo, in tal caso risulterà soccombente e …succedaneo a quello visivo. È quindi del tutto ovvio che un tale procedimento d’acquisizione per non pochi bambini – che pur hanno compiuto del tutto normalmente l’apprendimento del linguaggio parlato – risulti carico di difficoltà.
Tali difficoltà non di rado comportano anche conseguenze negative gravi ed irreversibili, colpendo proprio al cuore l’autostima in un’età straordinariamente delicata. (L’ambiente scolastico è zeppo di confronti micidiali, capaci di condizionare negativamente la la carriera scolastica, l’accesso al mondo del lavoro, l’inserimento sociale e, addirittura, di disturbare l’armonia dello sviluppo della personalità).
Il numero di quanti abbandonano prematuramente la frequenza scolastica è in continuo, impressionante aumento.
Non sono pochi coloro che, al termine del curriculo scolastico, disperdono e dimenticano un imparamento che, evidentemente, non risulta adeguatamente accettato e interiorizzato, cadendo nel sempre più preoccupante fenomeno dell’analfabetismo di ritorno. Sono ancora troppi coloro che, pur conservando la competenza strumentale della letto-scrittura e facendone uso per tutta la vita, non riescono ad elevarla ai livelli di un vero e proprio linguaggio alfabetico, così da poter costantemente trarne vantaggio ed arricchimento anche per il proprio spirito; anzi essa rimane a livelli talmente bassi da poter addirittura diventare una pericolosa via a facili condizionamenti.
Poiché tale competenza promossa per lettere risulta non acquisibile nella prima infanzia e resterà per sempre una competenza sicuramente più dispendiosa di energie neuropsicologiche, a danno di quelle superiori, e della sua efficienza temporale (quanti anziani, pur conservando una buona competenza del linguaggio parlato, riducono e/o perdono quella del linguaggio alfabetico!), l’aspetto negativo di gran lunga il più importante sul quale vorrei richiamare l’attenzione è il mancato sviluppo di buona parte dello straordinario potenziale mentale, psicologico e sociale (di cui ogni bambino, già sin dalla nascita e per tutta la primissima infanzia, è portatore), dovuto sia al grave ritardo, sia al modo – cioè per imparamento anziché per apprendimento – con cui l’instaurazione neuropsicologica di tale competenza viene promossa. Questo è un gravissimo danno non solo per ogni singolo bambino, ma, di conseguenza, anche per l’intera società.
Al fine di eliminare le principali cause di tali difficoltà, e le relative conseguenze, ho organizzato una nuova metodologia la quale risulta in grado di promuovere l’acquisizione della competenza del linguaggio alfabetico, in tempi ed in modi rispondenti alle specifiche caratteristiche della relativa capacità corticale.
Tale metodologia, infatti, mediante percorsi costituiti da specifiche esperienze personali – e quindi per apprendimento, non per imparamento – porta ogni singolo bambino:
- all’arricchimento ed alla consapevolizzazione del suo patrimonio esperienziale e linguistico, quale prerequisito determinante di qualsiasi forma di linguaggio e dell’interesse alla comunicazione interpersonale. Nell’ambito di tale percorso il bambino avvia anche un particolare processo di familiarizzazione affettiva di alcuni NOMI – che gli diventeranno NOMI CARI. Di essi egli viene dotato anche delle relative figure/foto, con le quali potrà via via compiere molte ed importanti esperienze, e soprattutto fare la determinante scoperta dei suoni sillabici costitutivi delle parole parlate (di cui sub c), ed attuare la “messa in corrispondenza fonografica per sillabe – foniche e grafiche –globali” ( di cui al sub e). (Questo percorso – descritto nei capp. 6 e 7 di “SI PARLA per SILLABE; SI SCRIVE per LETTERE”- può vantaggiosamente essere avviato già dalla nascita);
- allo sviluppo di una buona capacità visiva e mnemonica delle grafie alfabetiche, quale prerequisito assolutamente indispensabile per l’organizzazione neurologica della capacità corticale propria della competenza della letto-scrittura: non sono pochi infatti i bambini che incontrano difficoltà a causa di disturbi o iposviluppo della specifica capacità visiva delle grafie alfabetiche. (Anche questo percorso – descritto nel cap.8 – può essere vantaggiosamente avviato dalla nascita);
- alla assolutamente indispensabile, fondamentale e determinante scoperta, ed al riconoscimento, dei suoni sillabico-globali costituivi delle parole parlate. Anche questo percorso, specie per la sua componente recettiva, può essere molto vantaggiosamente avviato dalla nascita.( Esso è descritto nei capp.6,7,9.);
- mediante attività ludiche fa compiere personali esperienze dei primi due stadi della formazione filogenetica della nostra scrittura (cioè delle scritture pittoriche e di quelle ideografiche), che gradualmente lo porteranno a compiere le intuizioni delle varie funzioni che sottendono i diversi stadi della nascita e dello sviluppo della scrittura.(Questo percorso – descritto nel cap.10 – a partire dalla sua funzione recettiva, può essere avviato dopo i primi mesi di vita);
- nell’ambito delle attività del terzo stadio storico delle scritture sillabiche (prima quindi dello stadio delle scritture alfbetiche, ma solo dopo aver concluso i percorsi su b, c , d ) avvia all’operazione della “messa in corrispondenza fono-grafica esclusivamente e direttamente a livello di sillabe – foniche e grafiche- globali”: queste ultime formate con le nostre attuali grafie alfabetiche. Tale operazione , assolutamente originale, viene compiuta indivudualmente ed autonomamente da ogni singolo bambino mediante un sussidio di notevole intensità ludica ed efficacia didattica. Infatti con esso ogni singolo bambino, seguendo il ritmo innato della scansione fonosillabica dei NOMI CARI che di volta in volta liberamente sottopone a tale operazione, e guidato dalle barre intersillabiche poste sulla scrittura di tali NOMI, per esclusivo e diretto effetto della forza induttrice dei suoni sillabici ben riconosciuti per se stessi, del tutto autonomamente mette in diretta corrispondenza le fonosillabe con le corrrispondenti grafosillabe esclusivamente a livello di sillabe globali, e via via le memorizza. (Questa operazione ed il relativo sussidio sono descritti nel cap.11.)
(cfr. http://www.youtube.com/watch?v=2JJShh_9mhs)
- Mediante e durante tale operazione ogni singolo bambino, prima o poi, diventa, dimostra e soprattutto “si sente” capace di vera lettura e scrittura. Quindi a questo punto è bene che il bambino possa affrontare – sempre del tutto autonomamente – i testi delle prime letture. Ma questi, per ogni singolo bambino, dovranno essere personalizzati in ordine:
- sia ai contenuti (vissuti, interessi, ambiente di vita),
- sia al patrimonio linguistico,
- sia alla grandezza dei caratteri della scrittura.
(Pertanto, qualora questo apprendimento venga compiuto nella scuola, ciò comporta una collaborazione tra mamma e maestra).
- Poiché a livello sillabico globale la corrispondenza tra le fonosillabe e le rispettive grafosillabe è assolutamente reciproca, contemporaneamente alla competenza della lettura nel bambino è subito pronta anche quella della scrittura. Infatti, la tecnica con cui viene operata la messa in corrispondenza fono-grafica per sillabe globali in realtà comporta per sé stessa sia la lettura, sia la scrittura dei nomi sottoposti a tale operazione. Ovviamente, la scrittura non sarà ancora e/o subito scrittura motoria/manuale, bensì scrittura funzionale ( cioè quella che il bambino può eseguire utilizzando il materiale grafico strutturato, impiegato per operare la messa in corrispondenza fono-grafica).Tale tipo di scrittura consente al bambino di poter “godere” del piacere di scrittura spontanea fintantoché gradualmente ma molto vantaggiosamente, specie se molto piccolo, egli non arriverà anche alla scrittura a mano.
Questa fase d’avvio alla lettura ed alla scrittura ha una straordinaria importanza, in quanto, se con le precedenti il bambino instaura una competenza del linguaggio alfabetico con un’ottima organizzazione neuropsicologica, è con il pieno e corretto compimento di questa fase che egli potrà definitivamente innamorarsi dell’uso del linguaggio alfabetico e, quindi, farne tesoro per tutta la vita. Fallire in questa fase può vanificare il meglio dei frutti già ottenuti. Pertanto, è particolarmente importante tener conto dei suggerimenti e delle indicazioni offerti nei capp.12 e 13, rispetto alle varie caratteristiche ed esigenze sia della lettura che della scrittura.
L’apprendimento come organizzato da questa metodologia non necessita d’alcun prerequisito. Infatti, tutte le sue componenti necessarie all’instaurarsi della competenza del linguaggio alfabetico, vengono portate a maturazione mediante e durante i percorsi sopra esposti; e ciò tanto più armonicamente quanto più esso venga avviato nel tempo e nel modo che ho suggeriti.
Faccio osservare che nell’operazione della “messa in corrispondenza fonografica per sillabe globali” (descritta in sub e) i NOMI CARI sono scritti con le lettere alfabetiche. Pertanto anche le grafosillabe – che inizialmente vengono appositamente evidenziate da barre intersillabiche assolutamente non interferenti con i segni grafici – risultano costituite in modo sistemico con le sole 21 lettere del nostro alfabeto, in precisa corrispondenza con le fonosillabe che rappresentano; così non fu , e non è, per i sillabogrammi delle scritture sillabiche storiche che essendo asistemici , necessariamente sono moltissimi.
Tale accorgimento consente due vantaggi di enorme importanza didattica:
- L’operazione della messa in corrispondenza non viene applicata a tutte le sillabe costitutive della lingua (che ovviamente sono moltissime), ma soltanto a quelle costitutive di alcuni dei “NOMI CARI” ad ogni singolo bambino. Infatti ad un certo punto – in tempi diversi da bambino a bambino- scatta l’attività di riconoscimento per ANALOGICA , per effetto del quale ogni bambino, del tutto autonomamente, via via riconosce tutte le possibili grafosillabe, per cui diventa spontaneamente capace di lettura e scrittura: proprio come avviene nell’apprendimento del linguaggio parlato.
- Una volta che la competenza di letto-scrittura si è ben instaurata per sillabe globali, ogni singolo bambino, ancora per attività ANALOGICA, e quindi spontaneamente ed autonomamente, perverrà anche alla conoscenza/scoperta sia delle singole componenti letterali alfabetiche, sia delle leggi che regolano la loro struttura sillabica. (Ovviamente, poiché anche tale scoperta avviene per attività analogica, la nuova conoscenza sarà e resterà solo a livello puramente cognitivo, e, quindi, non potrà mai più disturbare, sul piano operativo, la competenza per automatismi sillabico-globali, essendo questi ormai già ben instaurati e consolidati a livello globale).
Mi sta veramente molto a cuore ribadire che l’aver fermamente creduto nella presenza e nell’efficacia dell’attività conoscitiva per ANALOGIA all’interno di tutti i processi di “APPRENDIMENTO” – non sarebbe così nell’ IMPARAMENTO ! – congiuntamente all’aver scelto come sillabogrammi grafie costituite dai segni alfabetici propri degli elementi fonici letterali (così da rendere visibile la corrispondenza tra la struttura fonica del linguaggio parlato costituito da microsistemi fonici di valore sillabico globale, e la struttura grafica del linguaggio alfabetico -anch’essa costituita da microsistemi grafici corrispondenti a quelli fonici-), mi ha consentito di organizzare questa metodologia; le cui molteplici applicazioni – a partire dal 1970:
- hanno sicuramente confermato che è possibile – anzi estremamente vantaggioso – leggere e scrivere direttamente per sillabe globali alfabetiche prima ancora di conoscere le singole lettere per sé stesse: e quindi con la facilità e la naturalezza delle scritture sillabiche storiche, e l’economicità e rapidità delle scritture alfabetiche moderne;
- mentre, e a livello più generale, dimostrano che il riconoscimento della naturale presenza dell’attività ANALOGICA nei processi promossi per apprendimento (non certo nell’ IMPARAMENTO) può risultare determinante nell’organizzazione di una nuova didattica. Ad esempio nell’insegnamento della matematica nell’ambito della scuola dell’infanzia e primaria, tale riconoscimento- come ho abbondantemente esperimentato- è sicuramente in grado di rendere quest’area – ancora tanto ostica – addirittura appassionante e, soprattutto, molto efficace nel dimostrare e nell’attuare lo straordinario potenziale mentale dei bambini.
Tenuto presente che l’ottimalità sia del tempo d’avvio di questo apprendimento, sia della sua efficacia e-ducativa è la medesima di quella del linguaggio parlato, e che quindi la destinazione ideale di questa nuova metodologia rimane la famiglia, ricordo che – come già molte esperienze hanno confermato – essa risulta applicabile, con tutti i vantaggi che le sono propri, sia nella scuola primaria, sia ancor meglio in quella dell’infanzia già per i bambini del primo anno, ed in particolare ai bambini con accentuate “difficoltà d‘apprendimento”.
L’introduzione dell’acquisizione del linguaggio alfabetico nella scuola dell’infanzia, ovviamente con metodologie che lo consentano, oltre ad essere molto più congrua che nella scuola primaria, sicuramente risulta non solo educativamente più efficace, ma – secondo me – anche più economica di molti altri tentativi/espedienti, utilizzati per recuperare eventuali ritardi ed anomalie di sviluppo mentale e/o psicologico dei bambini. Per effetto di questa nuova esperienza, compito della scuola dell’infanzia dovrebbe diventare anche la diffusione della conoscenza che le potenzialità intellettuali dei bambini sono veramente molto più elevate di quanto comunemente si pensi.
Preciso che sia nella famiglia, come anche nella scuola dell’infanzia, la sua applicazione non deve essere intesa come una preparazione all’insegnamento che sarà successivamente completato nella scuola primaria, ma come un procedimento che porta alla vera e completa competenza. Ciò, nei confronti della concezione tradizionale, costituisce un salto netto di qualità. Infatti, non è più il bambino che deve prima “arrivare” a certi livelli di maturità (come richiesto nelle correnti metodologie); viceversa è proprio all’interezza del nuovo procedimento che viene riconosciuta e attribuita totale efficacia nel conseguire sia un’ottima competenza, sia elevati livelli di maturazione globale. In questo modo, l’acquisizione della letto-scrittura cambia radicalmente il suo tradizionale ruolo: da effetto dello sviluppo del bambino, ne diventa causa. Esattamente come avviene per il linguaggio parlato.
Inoltre si tenga presente, che gli apprendimenti del linguaggio parlato e di quello alfabetico, se avviati, per quanto possibile, in contemporaneità, producono una sinergica interazione, che eleva a livelli ottimali la consapevolezza di entrambi tali linguaggi e, soprattutto, potenzia in modo assai significativo proprio gli effetti di natura e-ducativa.
Mi rendo conto che un tale traguardo, pur essendo di straordinaria vantaggiosità anche sociale, non è certo di facile e rapida realizzazione. Anzi, purtroppo oggi, per molteplici cause, l’intensità e l’intimità della vita familiare sembrano risultare in forte calo. Nelle famiglie crescono e prevalgono le preoccupazioni (ma anche le distrazioni) di natura economica, mentre la concreta disponibilità educativa e formativa sembra in regresso.
Conseguentemente, le responsabilità, sia educative che formative, sono sempre più delegate alle Istituzioni: sulla Scuola, di fatto, vengono riversati responsabilità e compiti enormi.
L’anticipo di tale apprendimento usufruendo di questa nuova metodologia, riesce a dare una concreta e stupenda risposta sia alle nuove esigenze di questo particolare momento storico, sia ad un reale desiderio/bisogno dell’infanzia d’oggi. Sconfiggendo ancora una volta un antico preconcetto, la scienza ha accertato che tutti nasciamo dotati delle stesse potenzialità mentali, e che dal primo giorno della nascita comincia la corsa sulla base delle diverse stimolazioni ambientali: più passa il tempo inutilmente, più i distacchi e i disagi in questa corsa aumentano. Di conseguenza, anticipare congruamente e per tutti un apprendimento tanto importante e determinante come quello del linguaggio alfabetico, non può che favorire in maniera considerevole, la riduzione di questi distacchi e disagi e, quindi, diventare un efficace mezzo anche di democratizzazione. Questa nuova metodologia ne dà la possibilità, consentendo a tutti i bambini di compiere tale apprendimento, in modo più naturale di come ancora viene comunemente proposto .
Nell’attuale proliferazione di iniziative volte alla valorizzazione e allo sviluppo delle potenzialità dell’uomo, si dovrebbe ritenere del tutto ingiustificabile trascurare quella di un ottimale apprendimento del linguaggio alfabetico, soprattutto se ciò può compiersi in maniera economicamente vantaggiosa ed educativamente efficace. Senza dubbio, l’applicazione di un tale programma porterebbe gradualmente anche ad una Scuola nuova e ad una società sicuramente più ricca di energie intellettuali e sociali.