Scuola

Nuova scuola, nuova classe, nuovi compagni… l’importanza dell’accoglienza alla scuola secondaria.

Il nuovo a.s. è alle porte e per molti alunni il primo giorno di scuola rappresenterà tantissime novità. Chi troverò? Cosa andrò a fare? In che modo verrò visto dagli altri? La mia presenza sarà gradita, desiderata?

Se per un alunno senza deficit l’ignoto può rappresentare una sfida alla curiosità , in caso di disabilità il rischio di disorientamento è molto alto.

Per questo è importante pensare a strategie che propongano un ingresso alla nuova scuola in modo positivo, con un progetto di accoglienza che faccia sentire i ragazzi di essere attesi, desiderati, considerati: i primi impatti decidono fortemente del proseguimento adeguato o no della relazione.

La sola presentazione fisica, ambientale della scuola è sicuramente utile, ma non sufficiente. Ciò che risulta più importante è aiutare i ragazzi a capire cosa faranno praticamente in quella scuola tenendo conto che le spiegazioni a parole, da sole, non saranno sufficienti.

Dalla nostra esperienza è emersa l’importanza di far conoscere ai compagni, fin dai primi giorni di scuola, le originalità dell’alunno disabile. Un conoscerlo non solo attraverso la lente della diagnosi, ma nel suo funzionamento e in cosa quella diagnosi propone nel suo quotidiano in termini di barriere e facilitatori… una riflessione sul funzionamento utilissima per tutti al di là dei deficit. Un porre le basi per un lavoro di squadra alla ricerca della collaborazione di tutti per la buona riuscita dell’inserimento.

Vorremmo riportare come esempio un’esperienza del prof. Nicola Cuomo alla nota trasmissione televisiva condotta dal giornalista Maurizio Costanzo, per far capire alcune strategie di accoglienza.

La trasmissione televisiva era stata organizzata per ospitare sei ragazzi con sindrome di Down con la finalità di far conoscere al grande pubblico le condizione dei ragazzi per superare, attraverso l’informazione, i pregiudizi.

Ho il piacere di avere ospiti questa sera dei ragazzi che per la loro sensibilità, simpatia, per le loro competenze possono essere di esempio. Questi ragazzi hanno una condizione che comporta dei problemi nell’ambito dell’apprendere. Questi ragazzi, con la loro tenacia, con l’aiuto dei genitori, degli insegnanti, degli amici riescono a superare meravigliosamente i problemi e si distinguono per la loro tenacia, sono dei ragazzi estremamente simpatici, io mi trovo molto bene in loro compagnia …“.

Maurizio Costanzo apre così la trasmissione. Ci si potrebbe ispirare proprio a questa trasmissione per organizzare la presentazione dell’alunno con deficit; una presentazione sul tipo:

“Ragazzi in questa classe avremo il piacere di avere con noi una persona speciale … , un ragazzo affetto da …. Questa patologia porta dei problemi sul piano dell’apprendere, ciononostante … può e riesce con la sua tenacia a superarli. Il superare i problemi dipende molto da noi tutti: se siamo in grado di sostenerlo nei suoi sforzi, sicuramente supererà molti dei suoi problemi. Noi possiamo aiutarlo e nel contempo potremo imparare molte cose da lui, dalla sua sensibilità, attenzione, tenacia, … Dobbiamo cercare tutti insieme di sostenerlo ed i suoi successi, la sua felicità saranno sicuramente il risultato del lavoro di tutti noi.

Pensiamo che questa sia un’occasione importante per far riflettere, sia i compagni, ma anche i docenti, che con la disabilità in classe entrano valori e che i contenuti didattici risentiranno senz’altro di questa influenza positiva.

I nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri desideri dipendono dalle relazioni che viviamo con gli altri. La posizione che riteniamo di occupare sulla “scacchiera” dei nostri rapporti, piuttosto che quella che ambiremmo di occupare o che temiamo di dover subire, determina di volta in volta i nostri stati d’animo di benessere o di malessere.

A.M. Sorrentino – 2006

Ciò che va costruito fin dai primi giorni di scuola è una narrazione condivisa. Perchè siamo qua insieme, cosa ci unisce, cosa dobbiamo fare assieme in questo spazio e in un questo tempo che siamo tenuti a condividere?

Non c’è relazione senza res. Le persone stanno insieme per qualcosa non per la relazione in sé. Questo sembra scontato nelle relazioni professionali, ma tutte le relazioni potrebbero guadagnarci se riconoscessimo che “servono a qualcosa”. La negoziazione sulla res, sul senso e la direzione della relazione in corso, su quello che la legittima nel contesto istituzionale, riveste grande importanza, riconosciuta dai più. Ma se la chiamo res e per evidenziare il mistero racchiuso in questa cosa misteriosa e mutevole, che viene costruita su base consensuale ma non è totalmente razionalizzabile ed esplicitabile, non è definita, stabile nel tempo, anzi viene ridefinita più volte in corso d’opera. […] La res è la “storia” condivisa e provvisoria del “perché siamo qui” o “che cosa stiamo facendo insieme?”. E’ una narrazione, una direzione di senso più che un obiettivo. La res può tradursi provvisoriamente in obiettivi in modo che ci si possa chiedere se questi sono stati raggiunti ma ridurre la res agli obiettivi fa perdere di vista la sua parzialità la sua fluidità. Quando gli obiettivi sono definiti in modo unilaterale, monologico, non lasciano spazio per la curiosità. […] Il concetto di una res, invece, nella sua indefinitezza consente di dare voce a bisogni e desideri che non interessano solo l’istituzione, ma i soggetti. Consente di creare spazi per un’esplorazione reciproca. Nulla è data a priori. Che cosa siamo qui a fare? Non lo sappiamo finché non lo vediamo insieme.

L. Formenti 2008

Si raccomanda inoltre di costruire tra famiglia e scuola, fin dai primi giorni di scuola, una buona relazione che dovrà collaborare all’organizzazione del PEI che dovrà rispettare e valorizzare l’originalità dell’alunno. Il pianificare i percorsi di apprendimento significa avere una visione ampia nell’ambito degli anni di scuola del suo percorso formativo. Una visione ampia che permetterà agli insegnanti di accomodare il piano di lavoro durante il suo svolgersi. Un percorso formativo flessibile e pronto a cogliere le occasioni, un percorso formativo pronto ad individuare strategie per il superamento delle difficoltà.